il giardino di enzo

E' grande, pieno di vita, fiori, alberi, animali, uomini, donne

un luogo vario

lunedì 28 giugno 2010

ptilon




Sembra difficile pensare che da fiorellini così piccoli, minuti e delicati possa nascere un gigante.
Il tiglio è in fiore e il suo profumo inonda il vicinato.
La fabbrica del miele è in piena attività, con il suo ronzio costante ma discreto, instancabile, dalle prime luci dell'alba alla sera.
Il nome "Tiglio" deriva dal greco ptilon (= ala), per la caratteristica brattea fogliacea che facilita la diffusione eolica dei grappoli di frutti (Wikipedia) e credo che antichi studiosi di ingegneria si siano applicati nell'osservazione per capire come da queste semplici foglie scaturisca la magia del volo.
Questi campanellini così fragili entro breve matureranno e si trasformeranno in innumerevoli "palline" legnose, pronte a trasformarsi in giganti.

lunedì 21 giugno 2010

nascosto dalle nuvole


Avevo forse diciotto anni quando mi fecero notare per la prima volta che "le stagioni non sono più quelle di una volta". Il vate del caso mi parlò dei suoi pomodori, di come non maturassero più secondo quello che era stato, fino ad allora, il loro corso annuale.
Trentadue anni sono passati e la situazione sembra andare oltre ogni aspettativa negativa.
Parlare di meteorologia spesso è sinonimo di scarsità di argomenti, è una cosa di cui si discute fra amici quando il rapporto confidenziale accusa un po' di stanchezza, oppure con semplici sconosciuti, e allora il tempo atmosferico diviene una chiave di avvicinamento puramente verbale.
Quattro agognati giorni di festa hanno coinciso con il peggiore fine primavera di questi ultimi ottocentosettantaquattro anni.
Internet è saltato (sono al lavoro adesso), fuori è tutto fradicio, la noia si fa strada nella stanza.
Questi pochi metri quadri rischiano di essere un po' stretti, coatti, si finisce col non parlarsi per ore, l'angoscia si fa strada nella mia fantasia.
La cosa migliore è ancora una volta stupirsi della bellezza della forza della natura, sfruttare la tecnologia e divertirsi per tre giorni a montare le immagini che, fra uno schizzo e l'altro, sono riuscito a riprendere.

martedì 15 giugno 2010

learning to fly



Si chiacchierava del più e del meno sotto il tiglio, il mio sguardo un po' annoiato cercava qualcosa nella foschia in controluce, qualcosa a cui appellarmi in questo lunedì faticoso, un immagine che mi riportasse completamente nel Giardino.
Nel mio campo visivo ho notato uno sbattere di ali fremente, brevi voli, piccole virate, un andare e tornare timido e impacciato.
Tra i rami poderosi e frondosi del grande albero, una nidiata sta imparando l'arte del volo, per vivere, per sognare, per fuggire dalla morte.
Il futuro per loro sta lì.

mercoledì 2 giugno 2010

quattro giorni di ferie


Quattro giorni di ferie, da venerdì alle quattordici a stasera 2 giugno.
Sono cinque i giorni, perdo subito il senso del tempo quando sono a casa. Mi ci voleva, e soprattutto il giardino e tutto il verde che ci circonda aveva bisogno di una sistemata.
La falciatrice non risponde al telefono, chiamo più e più volte ma il telefono del dottore continua a squillare senza senso. Decido di passare all’azione, ci sono talmente tante cose da fare.
Ho iniziato a decespugliare il parcheggio, l’erba altissima fa un baffo al nuovo dece, comprato in comproprietà con Pippo.
Una cosa al giorno e solo una parte di giornata è dedicata, o la mattina o il pomeriggio, lavoro e sudo come un muflone, ho l’erba anche nelle mutande, ma sono in ferie.
E così ho alternato momenti di gran zelo ad altri di totale nullafacenza, allenamento intensivo per il corpo e per la mente.
Lunedì all’ora di pranzo mi ha telefonato il meccanico della falciatrice.
Lui si chiama Enzo per davvero, un futuro luminoso per lui è il minimo che possa augurargli; “Domani sera la ‘Queen Garden’ è pronta” mi dice “alle sette e mezzo ti aspetto”.
E stamani, finalmente con tutti i potenti mezzi a disposizione, ho iniziato a falciare l’erba.

La storia si ripete sempre: falcia, taglia, sega, estirpa. Perché incessante è l’avanzare della Natura e la sua forza può sovrastare ogni sforzo di contenimento, può abbattere e scoperchiare, i nostri manufatti sono ridicoli a fronte della sua enorme energia.
La Natura ci riporta nella giusta dimensione: piccola, molto piccola.

La pioggia che è seguita non appena ho spento la macchina era tanta, tantissima, mista a grandine precipitava a terra con violenza, spinta dalle raffiche di libeccio. Lo scolo dell’acqua lungo il marciapiede era ormai un torrentello. Affascinato guardavo dai vetri e mi chiedevo se quel neonato ruscello sarebbe potuto divenire qualcosa di più grosso e invadere la stanza, ho pensato all’impianto elettrico che passa sotto il pavimento di legno.
Poi ho smesso di pensare perché in quel caso, qualunque cosa avessi fatto, sarebbe stata inutile.

Ora è quasi sera, il sole asciuga il mondo, speriamo che le lucciole abbiano trovato riparo.

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